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Peter Singer: Eutanasia, aborto e infanticidio
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Peter Singer: Eutanasia, aborto e infanticidio
Questo Articolo propone un argomento che può spaccare in due l'opinione pubblica: l'eutanasia non volontaria e, nella fattispecie, nei confronti di neonati con gravi forme di handicap.
Peter Singer, filosofo contemporaneo e docente di etica, basa il suo pensiero su quattro punti principali:
1) Il dolore è negativo, dove per dolore si intende qualsiasi genere di sofferenza sia fisica che psicologica, a prescindere da chi lo provi;
2) Gli esseri umani non sono gli unici capaci di provare sofferenza o dolore, queste condizioni appartengono anche alla maggior parte degli animali non umani, molti dei quali sono in grado di provare anche forme di sofferenza che vanno al di là di quella fisica ( l’angoscia di una mamma separata dai suoi piccoli , la noia dell’esser chiusi in una stretta gabbia senza far nulla);
3) Nel soppesare la gravità dell’atto di togliere una vita, bisogna prescindere da: razza, sesso, specie, ma analizzare altre caratteristiche dell’essere che verrebbe ucciso: suo desiderio di continuare o meno a vivere, qualità della vita che sarebbe in grado di condurre;
4) Tutti noi non siamo responsabili solo di quello che facciamo, ma anche di quello che avremo potuto impedire o che abbiamo deciso di non fare.
Sulla base di questi quattro assiomi, il filosofo sostiene che umano non è necessariamente persona: persona è chi è dotato di ragione la quale si manifesta con la concezione di sè nello spazio e nel tempo e nella progettualità futura. Va da sè che neonati e portatori di gravi forme di handicap (ai quali si rivolge con il pronome personale IT, cioè quello legato alle cose e agli animali nella lingua inglese), secondo Singer, non sono persone, bensì lo possono essere, ad esempio gli scimpanzè.
Un approfondimento del pensiero di Singer e un'intervista sono presenti in Questo Stralcio, a cura di Giulio Meotti, tratto dal giornale Il Foglio.
Favorevoli o contrari al pensiero di Singer, le sue parole ci costringono a pensare al delicatissimo tema dell'eutanasia e dell'aborto.
A voi la parola: cosa pensate relativamente a questo argomento?
Peter Singer, filosofo contemporaneo e docente di etica, basa il suo pensiero su quattro punti principali:
1) Il dolore è negativo, dove per dolore si intende qualsiasi genere di sofferenza sia fisica che psicologica, a prescindere da chi lo provi;
2) Gli esseri umani non sono gli unici capaci di provare sofferenza o dolore, queste condizioni appartengono anche alla maggior parte degli animali non umani, molti dei quali sono in grado di provare anche forme di sofferenza che vanno al di là di quella fisica ( l’angoscia di una mamma separata dai suoi piccoli , la noia dell’esser chiusi in una stretta gabbia senza far nulla);
3) Nel soppesare la gravità dell’atto di togliere una vita, bisogna prescindere da: razza, sesso, specie, ma analizzare altre caratteristiche dell’essere che verrebbe ucciso: suo desiderio di continuare o meno a vivere, qualità della vita che sarebbe in grado di condurre;
4) Tutti noi non siamo responsabili solo di quello che facciamo, ma anche di quello che avremo potuto impedire o che abbiamo deciso di non fare.
Sulla base di questi quattro assiomi, il filosofo sostiene che umano non è necessariamente persona: persona è chi è dotato di ragione la quale si manifesta con la concezione di sè nello spazio e nel tempo e nella progettualità futura. Va da sè che neonati e portatori di gravi forme di handicap (ai quali si rivolge con il pronome personale IT, cioè quello legato alle cose e agli animali nella lingua inglese), secondo Singer, non sono persone, bensì lo possono essere, ad esempio gli scimpanzè.
Un approfondimento del pensiero di Singer e un'intervista sono presenti in Questo Stralcio, a cura di Giulio Meotti, tratto dal giornale Il Foglio.
Favorevoli o contrari al pensiero di Singer, le sue parole ci costringono a pensare al delicatissimo tema dell'eutanasia e dell'aborto.
A voi la parola: cosa pensate relativamente a questo argomento?
Considerazioni...
Ho letto le dichiarazioni di Peter Singer e non sta a me decretare se siano giuste o sbagliate, volevo far notare le due cose che mi sono venute subito in mente leggendo l'articolo.
Innanzitutto mi è parso evidente che oltre alla discriminazione principale tra bambini sani e malati, ci son tante altre discriminazioni meno visibili ma comunque presenti in questo modo di ragionare. La più palese è: non penseremo certo che il ragionamento si rivolga anche ai bambini disabili di ricca famiglia! Anzi, quelli son ben accetti perché in quel caso i genitori sarebbero ben contenti di finanziare le cure... L'individuo è visto qui come un soggetto consumistico, in grado di produrre un utile: se è disabile e povero non può generare utile in quanto non può lavorare e quindi va soppresso. Se qualcuno in qualche modo può far girare soldi per prolungare la vita del malato, scommetto che Peter Singer non metterebbe più alcun ostacolo!
La seconda cosa che mi viene in mente è che se dovessimo veramente sopprimere le persone che non hanno facoltà intellettive tali da rendere la propria vita "utile"... O ancora più nello specifico quelli la cui vita non ha un senso proiettata nel futuro... Faremmo piazza pulita di tanta gente, tra cui questo professore di Princeton dispensatore di presunte verità ;-)
Innanzitutto mi è parso evidente che oltre alla discriminazione principale tra bambini sani e malati, ci son tante altre discriminazioni meno visibili ma comunque presenti in questo modo di ragionare. La più palese è: non penseremo certo che il ragionamento si rivolga anche ai bambini disabili di ricca famiglia! Anzi, quelli son ben accetti perché in quel caso i genitori sarebbero ben contenti di finanziare le cure... L'individuo è visto qui come un soggetto consumistico, in grado di produrre un utile: se è disabile e povero non può generare utile in quanto non può lavorare e quindi va soppresso. Se qualcuno in qualche modo può far girare soldi per prolungare la vita del malato, scommetto che Peter Singer non metterebbe più alcun ostacolo!
La seconda cosa che mi viene in mente è che se dovessimo veramente sopprimere le persone che non hanno facoltà intellettive tali da rendere la propria vita "utile"... O ancora più nello specifico quelli la cui vita non ha un senso proiettata nel futuro... Faremmo piazza pulita di tanta gente, tra cui questo professore di Princeton dispensatore di presunte verità ;-)
Marco M.- Ospite
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